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L’incoronazione di David, il mistero della corona “Charlemagne”

Care amiche, amici e appassionati di storia,

è da molto tempo che non faccio sentire mie notizie. I motivi sono molti, ma sappiate che la passione per questa storia non è passata, e la vivo intensamente ogni giorno cercando di fare la mia parte.

Ci tenevo a scrivere un altro articolo per cercare delle risposte ad un mistero che ad oggi è ancora irrisolto.

Avete presente il dipinto di David, l’incoronazione? Sì, quello dell’immagine di copertina. Ecco, la domanda che faccio anche a voi oggi è: dov’è la mia corona in quel dipinto? 

Penserete che sono impazzito. Ma non sto parlando della corona d’alloro che mi cinge il capo, e neanche della corona che tengo in mano e che sto per porgere sulla testa di Giuseppina.. quella era la sua! Sto parlando della Charlemagne, la corona che ho fatto fare apposta per la cerimonia.

Ebbene, la corona in questione è presente nel dipinto, e se non riuscite a trovarla guardate l’immagine successiva.

Vedete? lì, tra i miei fratelli. È proprio lei non è vero?

Ora, la domanda sorge spontanea e non ho trovato risposta né tra i miei ricordi né tra le risorse in rete. Pensate che nel 2021 alla mostra organizzata a Parigi per il bicentenario dalla mia morte, a La Villette, hanno creato un bellissimo schermo con un’analisi eccezionale del dipinto, mettendo in evidenza tutti i regalia.. tranne quella corona. Perché secondo voi? Sono l’unico a sapere della sua esistenza? E perché David l’ha messa laggiù?

#N

Il ritorno delle ceneri #2

Francia, tu lo rivedi! I tuoi pianti di gioia, o Francia, coprono il rumore dei tuoi cannoni; il tuo popolo, un intero popolo raggiunge le tue rive, tende le sue braccia a Napoleone!

Ottobre 1840, la nave che trasporta i miei resti mortali salpò da Sant’Elena verso la Francia; qui, nel frattempo, il Primo Ministro Thiers venne sostituito nominalmente dal Maresciallo Soult, ma in realtà da Francois Guizot, a causa della crisi scoppiata in Medio Oriente con il Regno Unito. Questo governo decise di portare a termine l’iniziativa il prima possibile, impossibilitato ad abbandonarla nonostante le paure di essere rovesciato (il futuro Napoleone III aveva appena tentato un colpo di stato).

Gli squilibri politici causarono dei rallentamenti nei preparativi per la cerimonia, mentre la flotta stava giungendo prima del previsto, di conseguenza tutti a Parigi e nei sobborghi furono sollecitati a finire i lavori il prima possibile.

La carrozza per il funerale era alta 10 metri, larga 5.8 e lunga 13 metri; pesava 13 tonnellate, ed era tirata da quattro gruppi di cavalli, sedici in totale, riccamente ornati. Essa aveva quattro massicce ruote dorate, sulle cui assi poggiava una spessa base. Questa supportava una seconda base, tondeggiante davanti, che formava una piattaforma semicircolare sulla quale quattro figure divine supportavano la corona Charlemagne. Dietro a questa si alzava una pedana, come un ordinario piedistallo, sul quale stava un piedistallo più piccolo a forma di quadrilatero. Infine 14 statue dorate tenevano sopra le loro teste un grande scudo, sul quale fu posto un modello della mia bara. Tutto questo complesso era coperto da delle decorazioni viola di carta crespa disseminata di api dorate. La parte posteriore del carro era composto da un tripudio di bandiere, palme e allori, con i nomi delle mie più grandi vittorie.

Per evitare derive rivoluzionarie, il governo decise che il corteo funebre sarebbe stato strettamente militare, annullando il corteo civico e facendo infuriare gli studenti di legge e medicina che dovevano parteciparvi. I corpi diplomatici decisero di riunirsi presso l’ambasciata britannica a Parigi, astenendosi dalla cerimonia a causa della loro antipatia verso di me e verso il re Luigi Filippo.

640px-Retour_des_Cendres_-_4Il 30 novembre la Belle-Poule giunse sulle coste francesi. Una settimana più tardi i miei resti furono trasferiti su un battello a vapore ed in seguito su un altro ancora, per poter percorrere la Senna. Sulle sue rive la popolazione si era riunita per pormi i suoi omaggi. Il 14 dicembre il battello arrivò a nord ovest di Parigi.

Nonostante la temperatura fosse attorno ai 10 gradi, una immensa folla si era radunata dal Pont de Neuilly a Les Invalides. Addirittura i tetti delle case erano pieni di persone.

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Hugo descrisse bene la cerimonia in Funérailles:

Improvvisamente, colpi di cannone da tre punti diversi all’orizzonte. Questo triplo rumore simultaneo racchiude l’orecchio in una specie di tremendo e superbo triangolo. Distanti dei tamburi stanno suonando nei campi. La carrozza dell’Imperatore appare.

Velato fino ad allora, in quel momento appare anche il sole. L’effetto è straordinario.

A distanza si riesce a vedere muoversi lentamente, tra il fumo e la luce del sole, subito dietro lo sfondo grigio e rosso degli alberi degli Champs-Élysées, dopo statue bianche del passato che somigliano a fantasmi, una specie di montagna dorata. Non si riusciva ancora a distinguere nulla se non una sorta di luce scintillante che faceva brillare la superficie della carrozza ora con delle stelle, ora con dei lampi. Un vasto mormorio avvolse questa apparizione.

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Uno potrebbe dire che la carrozza trascinava dietro di sé le acclamazioni dell’intera città come una torcia trascina il suo stesso fumo. […]

Tutto ciò aveva una magnificenza. È una massa enorme, tutta dorata, il cui palco si alza in una piramide sopra le quattro grandi ruote che la sostengono. […]

La vera bara è invisibile. È stata posta alla base della carrozza, e questo diminuisce l’emozione. Questo è il grave difetto della carrozza. nasconde ciò che si vuole vedere: ciò che la Francia ha reclamato, ciò che il popolo aspetta, ciò che gli occhi cercano: la bara di Napoleone.

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Il corteo raggiunse Les Invalides alle 14. Il Principe di Joinville, posando la sua spada a terra disse al re: “Sire, vi presento il corpo dell’Imperatore Napoleone”

“Lo ricevo nel nome della Francia”, fu la risposta del re.

Il re ricevette la mia spada di Austerlitz e la pose al Generale Bertrand, invitandolo a porgerla sulla mia bara. Bertrand era tuttavia troppo emozionato, e l’azione fu compiuta dal Generale Gourgaud.

Le migliori voci dell’Opera di Parigi eseguirono il Requiem di Mozart nel corso della cerimonia.

Il Maresciallo Moncey
Il Maresciallo Moncey

Il Maresciallo Moncey, Duca di Conegliano, all’epoca aveva 86 anni ed era piuttosto malato. I giorni precedenti la cerimonia aveva pregato il suo medico di tenerlo in vita per potermi vedere un’ultima volta. Si avvicinò alla bara, la cosparse di acqua santa e poi disse “Ed ora andiamo a casa a morire”.

Dal 16 al 24 Dicembre la Chiesa degli invalidi rimase aperta al pubblico, illuminata e decorata come il giorno della cerimonia.

#N

Il ritorno delle ceneri #1

Ad Aprile 1821, prima ancora della mia morte, espressi il desiderio di essere sepolto in Francia:

“Desidero che le mie ceneri riposino sulla riva della Senna,
in mezzo al popolo francese che ho tanto amato”

 

Il Maresciallo Bertrand, dopo la mia scomparsa, cercò di fare richiesta agli Inglesi ed ai ministri di Luigi XVIII per fare in modo che questo fosse possibile, ma senza successo: il governo francese temeva che il ritorno delle mie spoglie mortali potesse dare adito a tumulti rivoluzionari, e decise quindi di rimandare il tutto a quando la situazione si fosse pacificata.
Il 2 Ottobre 1830 venne bocciata una petizione della Camera dei Deputati che prevedeva la sepoltura dei miei resti ai piedi della colonna in piazza Vendome, sul modello della tomba di Traiano a Roma.
Ciononostante, dieci anni più tardi, il nuovo primo ministro Adolphe Thiers, che era anche uno storico della Rivoluzione e dell’Impero, si impegnò affinché le mie ceneri tornassero in Francia, cercando un colpo di teatro che potesse definitivamente riabilitare la Rivoluzione e l’Impero e la reputazione internazionale della Monarchia di Luglio, in quegli anni piuttosto scarsa.
Il re Luigi Filippo era piuttosto riluttante, nonostante avesse voluto dedicare il Palazzo di Versailles a tutte le glorie della Francia, trasformandolo in un museo; anche i membri della sua famiglia non erano favorevoli a questa operazione. Alla fine il sovrano si convinse.
Il 10 maggio 1840 l’ambasciatore francese in Gran Bretagna François Guizot, contro la sua volontà, formulò la richiesta ufficiale al governo britannico, il quale accettò.
In Francia ci furono molte discussioni in relazione a questo evento che si stava per compiere. Si discusse dell’opportunità, del luogo della sepoltura (Saint Denis, Il Pantheon, Les Invalides, la Madeleine, l’Arco di Trionfo, la Coolonna di Piazza Vendome) del costo dell’operazione. Alla fine il Parlamento decise, con una larga maggioranza e nonostante una forte opposizione minoritaria, e venne scelto come luogo Les Invalides.
Il generale Bertrand consegnò ai primi di Giugno la mia spada al re, che la mise nel tesoro.
Alle ore 19 del 4 Luglio 1840, la fregata La Belle Poule partì per Sant’Elena. Essa venne modificata con le api imperiali ed un catafalco al centro per poter caricare il mio sarcofago, che sarebbe stato attorniato da quattro aquile dorate. La spedizione era guidata dal Principe di Joinville, il terzo figlio del re, e ne facevano parte anche molti dei miei vecchi compagni d’esilio. Dopo 93 giorni di viaggio, con delle soste in alcune isole esotiche dell’Atlantico, la spedizione arrivò a Sant’Elena.

Con l’aiuto di alcuni soldati inglesi, venne scavato nel luogo dove si trovava la mia tomba  e furono aperte la prima bara di mogano, la seconda di piombo, la terza ancora di mogano e l’ultima di stagno. Misteriosamente il mio corpo si trovava in un ottimo stato di conservazione.

Napoleon's_casket_opened_in_1840

Il sarcofago di piombo venne inserito nella bara di ebano che era stata portata dalla Francia, che ricordava i sarcofagi romani; sul coperchio vi era la scritta “Napoleon” in lettere dorate. Ogni lato era decorato con una N e per il trasporto c’erano quattro maniglie di bronzo. Sulla bara vi era anche scritto “Napoleone Imperatore morto a Sant’Elena il 5 maggio 1821” ed essa venne infine riposta dentro un sesto sarcofago, di quercia. Il tutto pesava 1200 chili e venne riposto da 43 artiglieri sopra un carro funebre, trainato a fatica da quattro cavalli, ornato di nero, con un drappo funebre decorato dei simboli imperiali.

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I miei resti furono trasportati con una cerimonia funebre fino al porto, e furono infine caricati sulla nave. Ero pronto per tornare in Francia.

[Continua]

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