Archivi categoria: 2b) Personaggi – Donne dell’Impero

Lettera alla Principessa Augusta – 19 Gennaio 1806

Alla Principessa Augusta

Stoccarda, 19 Gennaio 1806.

Figlia mia; la vostra lettera è bella come voi stessa. I miei sentimenti di devozione per voi diventeranno più grandi ogni giorno. Sono sicuro di questo, perché è un tale piacere ricordare tutte le vostre buone qualità, e perché ho sempre voglia di sentirvi dire che noi tutti vi piacciamo e che siete felice di vostro marito.

Anche se sono impegnato, non ci sarà niente che mi importerà di più quanto i mezzi per rendere i miei figli felici.

Vi assicuro, Augusta, vi amo come un padre, e conto che voi mi amiate come una figlia. Prendetevi cura di voi durante il viaggio e nel nuovo ambiente in cui state andando; riposatevi il più possibile. Siete stata di corsa tutto l’ultimo mese: non voglio che vi ammaliate.

Termino, figlia mia, dandovi la benedizione di un padre.

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Augusta di Baviera

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Augusta Amalia Ludovika Georgia di Baviera era figlia del re Massimiliano I di Baviera e della sua prima moglie Augusta Guglielmina d’Assia-Darmstadt

Avrebbe dovuto sposare Carlo di Baden, nipote ed erede del Granduca di Baden, ma le cose andarono diversamente in quanto volevo legare la mia famiglia alle altre dinastie dell’Europa centrale: Carlo infatti sposò Stefania di Beauharnais, cugina di Giuseppina che adottai, così da renderla parte della mia dinastia  come Principessa Francese. Augusta di Baviera il 13 Gennaio 1806 a Monaco sposò invece Eugenio di Beauharnais, figlio di primo letto di Giuseppina, anch’egli da me adottato.

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Il matrimonio tra Eugenio ed Augusta, il 13 Gennaio 1806.

Lei era molto bella e buona come un angelo. Era molto attaccata ad Eugenio, ed i due ebbero un matrimonio felice, anche dopo la fine dell’Impero.

Quando divorziai da Giuseppina, Eugenio voleva lasciare i propri titoli, in quanto non si considerava più mio figlio adottivo. Scrisse anche una lettera alla moglie, forse dicendole di dispiacersi per non avere più un certo rango. La moglie gli rispose così:

“Non è l’erede dell’Imperatore che ho sposato e che amo, ma è Eugenio de Beauharnais”

Dopo la caduta dell’Impero, i due sposi si rifugiarono in Baviera, con i titoli di Duca e Duchessa di Leuchtenberg.

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L’educazione del Re di Roma e l’Istituto di Meudon

Mio figlio, al quale avevo dato il titolo di re di Roma, era stato affidato alle cure di Madame de Montesquiou, una donna fornita di rare virtù; la sua pietà era sincera, i suoi principi ottimi ed aveva speciali titoli alla mia stima e alla mia affezione.

Vi racconto un episodio per darvi un’idea di come educasse il re di Roma: il giovane principe occupava il pianoterra che dava sul cortile delle Tuileries e molto spesso c’erano dei curiosi che dalle finestre tentavano di vederlo. Un giorno il bambino era stato preso da un violento attacco di collera e si mostrava ribelle a tutti gli sforzi; Madame de Montesquiou ordinò subito di chiudere tutte le finestre. Impaurito dall’improvvisa oscurità, il bambino chiese spiegazioni a Maman Quiou, come la chiamava lui. “Vedete” gli rispose, “io vi voglio troppo bene, e devo nascondere la vostra collera agli occhi della gente. Che mai direbbero queste persone che forse un giorno dovrete governare, se vi sapessero così cattivo?”. Il fanciullo chiese subito perdono e promise che non lo avrebbe più fatto.

Madame de Montesquiou
Madame de Montesquiou

Un atteggiamento molto diverso insomma da quello tenuto dal Duca di Villeroy con Luigi XV, quando gli diceva: “Guardate tutto questo popolo, signore, esso vi appartiene. Tutti questi uomini che vedete sono vostri.”

Duca di Villeroy
Duca di Villeroy

Madame de Montesquiou era adorata dal fanciullo e quando la si volle allontanare da Vienna, fu necessario ricorrere all’astuzia e all’inganno, ma si temette addirittura per la sua salute.

image-napo-enfantsDa parte mia, avevo già stabilito i principi dell’istituto di Meudon ed attendevo qualche istante di quiete per poterlo sviluppare. Volevo raccogliere nell’Istituto tutti i principi adolescenti della casa imperiale e specialmente quelli di rami che erano stati elevati su dei troni stranieri. In questo modo avrebbero dovuto godere dei vantaggi di un’educazione in comune e di un’educazione individuale. Destinati ad occupare troni diversi e a governare diverse nazioni, questi fanciulli si sarebbero educati, in una scuola comune, a principi comuni, costumi simili, idee simili. Per meglio facilitare la fusione e l’uniformità delle parti federate dell’Impero, ciascuno di loro avrebbe condotto con sé dieci o dodici giovinetti, della stessa età, delle principali famiglie del loro paese.

Ero certo che i sovrani delle altre dinastie estranee alla mia famiglia mi avrebbero poi chiesto di vedervi ammessi i loro figli. E quale vantaggio ne sarebbe derivato per il benessere di tutti i popoli che compongono la società europea! Questi giovani principi, si sarebbero trovati insieme in quell’età in cui si stringono le amicizie più care e durature, e si sarebbero lasciati abbastanza presto per prevenire i funesti effetti delle passioni nascenti: cioè la rivalità, l’ambizione del successo, la gelosia dell’amore.

Tutta l’educazione di questi principi-re doveva essere basata su un sistema di conoscenze generali, di idee vaste, di sintesi e di conclusioni; volevo delle conoscenze piuttosto che della scienza, una capacità critica piuttosto che nozioni acquisite, l’applicazione nei dettagli piuttosto che lo studio delle teorie e soprattutto nessuno specialismo eccessivo, che è uno svantaggio in un principe. I popoli hanno solo da perdere nell’avere per re un poeta, un musicista, un naturalista, un chimico, un tornitore, un fabbro..

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 Memoriale di Sant’Elena, Las Cases, Migliorini.